La Critica

Manifesto Renderista

di Alessandro Rech

Qual è il mio tempo? Qual è il tempo dell'arte? Il passato, il futuro, il presente? Il passato ed il futuro sono da negare fortemente nell'intento di recuperare l'essenza del presente. Il presente è la chiave della comprensione della realtà: la chiave per interpretare, spiegare, meditare e capire l'essenza della vita.

È attraverso il presente che si può capire come e dove l'uomo possa andare. Nel presente si possono trovare canali di comunicazione e linguaggi per capire, strumenti per descrivere ed esprimere e si possono elaborare tecniche per ricercare e selezionare, fino a trovare la propria interpretazione della realtà che viene rappresentata attraverso ricostruzioni personali e immagini.

Tale processo richiede una meticolosa ripulitura del presente depurando l'accadimento dalla finitezza della corporeità, attraverso una perdita totale dell'orientamento spaziale e del quotidiano materico. Solo allora è possibile trasformare ogni preciso istante, definito nello spazio e nel tempo, in una eternità priva di rumori, fastidi, distrazioni, elementi superflui.

Ha luogo la sfida alla ragione e alla coscienza dell'uomo attuale per condurlo ad una nuova verità dove il tempo assume una valenza di continuità e infinitezza, e insieme trova una posizione ideale da cui osservare con precisione assoluta tutto quanto è mistero. Così forse è possibile svelare tutto ciò che la realtà chiude ermeticamente alla mente umana, che molti negano, altri argomentano ma tutti cercano anche quando rivolgono altrove lo sguardo.

La rappresentazione artistica cattura quell'essenza di verità trasformandola in immagini che vogliono essere strabilianti, di animosa espressività, grazie ai colori che si autodefiniscono su soggetti e situazioni differenti che sono capaci di generare stati d'animo molteplici. L'intento è costruire forme che non smettano mai di emozionare e siano capaci di catturare anche lo spettatore più disattento spingendolo verso luoghi dove non avrebbe mai immaginato di arrivare.

Manifesto Renderista

Ogni forma dovrebbe cogliere in un attimo di eternità l'imminente, brusco, caotico, violento ritorno del tempo finito, che imprigiona l'uomo impedendogli di vedere oltre il muro e di comprendere veramente. È fondamentale ridurre all'essenziale l'estrema conseguenza degli avvenimenti che avvengono nel nostro presente per non ricorrere a finti compromessi, per poter sorridere o piangere e vivere con forza ogni istante.

Solo così è assicurata una maturazione che sviluppa l'attitudine ad essere davvero un uomo. L'opera renderista ha il compito di squarciare il velo che copre la realtà fisica e scorgere immediatamente ciò che vi è nascosto, traducendolo in forme colori e contenuti sempre verificabili secondo le leggi della percezione e, di conseguenza, non soggette a libere ed individuali interpretazioni.

In questo senso, in un ambiente illuminato da una luce diffusa, prendono forma i macrosintomi della celere e ammalata realtà, che spesso sono nascosti, altre volte sono dimenticati, ma sempre si sviluppano in forme morbide, semplici e pulite, che si stagliano su di un paesaggio senza confini, con attesa di memoria perenne. I centomila, Mondrian, i concettualisti, destrutturano il linguaggio artistico, smontano i pezzi della comunicazione visiva per trovare nuove regole e ricostruire un'arte “politica” ma libera da ogni asservimento ideologico e formalizzata senza formalismo.

Takashi Murakamí mette in evidenza tramite i suoi feticci istericamente felici le contraddizioni della società moderna, scoprendo le perversioni, le tendenze e le assurde armonie. Qual è il progetto renderista? Qual è il senso da rintracciare che rende universalmente valida la ricerca, se non la cattura dell'emozionale che la realtà contiene e che la forma artistica può trasformare in messaggio leggibile? L'intento è trasformare il reale in significati che rappresentino l'ideale desiderabile e raggiungibile, comunicare quei valori che diano senso al vivere dopo aver inciso lo strato di superficie spesso mistificante che nasconde quel senso con significati fittizi.

L'arte dovrebbe attraversare la realtà in un naturale rapporto di scambio tra l'interno dell'artista e l'esterno in cui rintracciare il senso e l'emozione che quel senso produce e di cui l'opera va a rappresentare il nesso comunicabile. Derealizzare ogni dato, ogni stato ed ogni processo affondando nell'universale sentire che ogni contenuto possiede anche a prezzo di scardinare le connessioni note e canonizzate.

Le forme essenziali, intendono restituire un congruo risarcimento morale ed intellettuale a tutti gli inermi che vivono ogni giornata unicamente come semplice accadimento dell'uomo poiché l'attuale società ha smantellato incessantemente la verità seppellendola sotto un'immagine di superficialità. La ricerca della verità e dell'essenza intima delle cose caratterizza i personaggi che, con linee minimali, a volte alludono solamente a significati profondi e complessi. Dunque, il protrarsi di questa forma artistica che potrebbe essere facilmente equivocata e scambiata per la più grande mistificazione del secolo, genererà semplicemente i connotati di quella essenza indispensabile per sollevare e consolidare l'arte nel nuovo terreno ove germinerà.

Questo terriccio sarà già grasso e fertile di arti ormai vetuste, ma non solo, infatti l'elemento che garantirà il fascino scomposto dell'entalpia nascente sarà la pseudo ricerca di modernità, del pubblico che come un bisogno appena soddisfatto diventa nuovamente necessità vitale, verrà metabolizzato e accolto in ogni forma si presenterà. Affermare che un'opera d'arte non possa essere creata con mezzi che non siano materici (tipo quelli informatici), come lo sarebbero invece un tubetto di colore con pennello, vorrebbe dire che le forme e il lato estetico - che comunque vengono rappresentati - non esistono.

Ebbene, se questo fosse vero, terminologie come: l'incomunicabilità, la pazzia, la rabbia, l'egoismo, l'avidità, la morte e la violenza, sarebbero solo parole prive di senso e fine a se stesse, invece esse rappresentano il modo in cui l'uomo sta regredendo verso le sue primitive origini anche se esteriormente mostra oramai poche caratteristiche da primate in quanto cancellate dall'evoluzione.

Quando, come ora, il tempo si fa grande di connessioni e di molteplici entità, giunge l'attimo di compiere il salto, in cui il pennello che spande il colore sulla tela (che è estensione della mente e delle idee umane) diverrà un insieme di pixel che formeranno punti, comporranno linee e polilinee, generando piani e poligoni per poi plasmare superfici, fino a trasporre la conoscenza dell'uomo nella dimensione spazio temporale. Qui viaggiando con la luce, il tempo si dilaterà fino a fermarsi, e le distanze si ridurranno all'essenziale, per poi generare le innumerevoli connessioni indispensabili per creare con il pensiero tutto ciò che è sempre stato solamente immaginato, in quanto determinato da limiti fisici e tecnologici.

Solo così può nascere una comprensione della verità nella quale emerga prepotente il conflitto con un materialismo ossessivo che tende bensì a creare un lato oscuro, dotato forse di un unico scopo: quello di nascondere ermeticamente l'unità di comprensione, chiave del senso, irrinunciabile elemento vitale per ogni individuo.

Roma, 23 Giugno 2006