La Critica

Nella rete dei «metamedia» la fusione tra design e arte

intervista a Claudia Giannetti, responsabile del MECAD di Barcellona

di Alessandra Cigala

Claudia Giannetti è la direttrice del MECAD \ Media Centre d'Art i Disseny di Barcellona fin dalla sua fondazione nel 1998. Il MECAD nasce nell'ambito dell'ESDi, Scuola Superiore di Design, collegata all'Università Ramón Llull, ed è uno dei centri europei più attivi nella promozione della conoscenza dei media elettronici. Opera principalmente nel campo della ricerca, della divulgazione e della formazione, sostenendo anche produttivamente progetti di artisti e ricercatori di tutto il mondo. Abbiamo posto a Claudia Giannetti alcune domande per conoscere meglio quali sono le prospettive che guidano l'operatività del MECAD, con una particolare attenzione al tema della formazione artistica e al suo ruolo in rapporto al nuovo orizzonte tecnologico.

ALESSANDRA CIGALA: Quando nasce il MECAD e quali obiettivi si propone?

CLAUDIA GIANNETTI: Il MECAD \ Media Centre of Art & Design dell'ESDi nasce per iniziativa della Fondazione FUNDIT nel 1998. Il Centro è orientato verso la ricerca, la formazione, la produzione e la diffusione nell'ambito dell'arte, del design e delle nuove tecnologie. Mediante progetti propri o in collaborazione, MECAD intende moltiplicare i versanti della sua operatività, convertendosi in centro di investigazione e creazione di idee e attività; in nucleo di ricezione e di appoggio per progetti realizzati da artisti e designer; e in punto di diffusione e piattaforma di proiezione per creatori provenienti dalle più diverse aree dell'arte mediatica e del design digitale. Il nostro progetto di diffusione contempla l'organizzazione di eventi di diverso tipo: mostre, conferenze, concerti, performance, simposi, ecc. Un'altra linea operativa va nella direzione della formazione specializzata attraverso corsi, seminari e laboratori, e in quella della formazione superiore (master e corsi post laurea). Nell'ambito della produzione, MECAD sostiene un programma di borse di studio in favore di artisti spagnoli e internazionali. Un altro aspetto importante è l'attività on-line o l' "Electronic Journal" di arte, scienza e tecnologia.

ALESSANDRA CIGALA: Il MECAD è stato concepito nell'ambito di un sistema più vasto che mette il design e la cultura del progetto al centro della formazione artistica e dell'organizzazione produttiva. Potresti illustrarci meglio questa dimensione operativa e il ruolo che il design svolge in tale prospettiva?

CLAUDIA GIANNETTI: Uno dei risultati dell'appropriazione dei mezzi digitali e dei sistemi telematici da parte degli artisti e dei designer consiste in un avvicinamento tra le due professioni. Nonostante ciò, questo cammino non è stato fortuito, ma conseguenza del processo di sviluppo delle estetiche e dei lingueggi specifici dei nuovi media. L'importanza che il MECAD ha attribuito a questo si riflette nelle sue attività sia culturali che produttive, nei suoi programmi accademici e nelle borse di studio. Per esempio, abbiamo organizzato il simposio internazionale "Cross_Over: artes.tecnologías.redes", il cui titolo indica questa stretta relazione. Nell'ambito della formazione, sviluppiamo insieme all'Università Ramón Llull il Master in Sistemi Interattivi, con la possibilità di specializzazione in Design e Arte Digitali, o in Creazione e Comunicazione Interattiva. Sia per la ricerca che per la produzione abbiamo sempre dato priorità all'equilibrio tra i due campi.

ALESSANDRA CIGALA: La struttura del MECAD e, in senso più ampio, dell'ESDi, richiama alla mente in qualche misura il modello del Nuovo Centro d'Arte immaginato negli anni '70 da Abraham Moles. Si tratta di un riferimento di cui avete tenuto conto? La priorità della progettualità potrebbe ricordare anche il Bauhaus. Può il Bauhaus costituire ancora un esempio? O, più precisamnete, quanto conta ancora la sua eredità?

CLAUDIA GIANNETTI: Moles è stato senza dubbio per molti versi un grande teorico e visionario. Allo stesso modo, il Bauhaus svolse un ruolo importante alla sua epoca quanto a innovazione di linguaggi e metodologie. Nonostante questo, credo che quello attuale sia un altro momento. Sono cambiate la funzione e l'estetica dell'arte; il profilo dell'artista è differente; le necessità e le domande del pubblico sono totalmente diverse; senza parlare poi dei mezzi per la creazione, la produzione e la divulgazione. Tutto ciò esige nuovi modelli non solo gestionali e strutturali, ma soprattutto di politica e filosofia istituzionale in tutti i sensi.

ALESSANDRA CIGALA: In un momento in cui, soprattutto in Italia, si assiste al frazionamento dell'insegnamento legato alle nuove tecnologie in una miriade di discipline a carattere perlopiù pratico, anche in ambito universitario, è interessante conoscere a fondo la vostra struttura didattica, dove pratica e teoria si integrano, la riflessione critica accompagna l'adeguarsi ai cambiamenti della società e agli sviluppi delle nuove tecnologie.

CLAUDIA GIANNETTI: Negli anni novanta, il teorico Gene Youngblood ha sviluppato una teoria molto particolare riguardo a questo cambiamento. Secondo Youngblood, la premessa di una rivoluzione della comunicazione è nel libero accesso ai due componenti della tecnologia dei media: i mezzi tecnici di produzione e la rete di distribuzione. Entrambi costituiscono quello che Youngblood chiama metamedia. I metamedia rendono possibile una nuova pratica culturale, il metadesign, e, di conseguenza, un nuovo tipo di professione, il metadesigner. La principale caratteristica del metadesign consiste nella fusione delle varie professioni considerate fino ad ora isolatamente: quella dell'artista come creatore, quella dell'artigiano come realizzatore, quella dell'informatico come tecnico, quella del designer come progettista. La differenza sta nel fatto che il metadesigner opera nei più diversi campi, dal museo e dalla galleria fino ai mezzi di comunicazione e alle reti telematiche. Come dire, si produce un'espansione verso aree sociopolitiche, tecnologiche, scientifiche e culturali.

Al MECAD pensiamo che, per gli aspetti accademici, bisogna tenere conto di questo processo che stiamo attualmente sperimentando. Per esempio, nel nostro Master in Commissariato e Pratiche Culturali in Arte e Nuovi Media stiamo mettendo in pratica l'idea che, oggi, oltre al sapere teorico e storico – in questo caso, quello di un curatore di mostre o di un critico d'arte –, un professionista deve comprendere e conoscere il contesto della produzione contemporanea – che è il suo mercato di lavoro –. Questo significa tenere conto dei nuovi media, delle forme di produzione, di nuovi modelli di gestione, compresa la nuova legislazione relativa alle tecnologie digitali. Tutto sta cambiando a gran velocità, e si devono acquisire le risorse concettuali e pratiche necessarie per potersi adattare e aggiornare.

ALESSANDRA CIGALA: Il MECAD è nato e si è affermato con un progetto ambizioso, occupandosi di ricerca, divulgazione, formazione, creazione, produzione. Questo enorme sforzo ottiene un riscontro nella realtà spagnola e, soprattutto, catalana? Avete un contesto reale di riferimento, avete contribuito a "formare" un gusto, una curiosità culturale?

CLAUDIA GIANNETTI: Nel 1998, l'ESDi creò il corso di Arte Elettronica e Design Digitale. Non esistevano prima insegnamenti simili in Spagna, così come non c'era neanche un centro che si dedicasse a produrre, formare e sostenere la creazione in quest'ambito. Il centro che ho diretto a Barcellona prima della fondazione del MECAD, l'Asociación L'Angelot, fu il primo spazio in Spagna specializzato in media art, e iniziò il suo percorso nel 1993. La creazione del MECAD ha ampliato e sviluppato il progetto di colmare il vuoto culturale esistente in Spagna in questo campo. È anche servito – e continua tuttora – come piattaforma per artisti provenienti da altri paesi, principalmente dall'America Latina. In modo tale che il nostro contesto, oltre che catalano, spagnolo ed europeo, include anche i paesi latino-americani. Molti artisti e designer, che hanno ottenuto una borsa di studio del MECAD, hanno avuto la possibilità di iniziare una carriera internazionale, perché il centro funziona come ponte tra Europa e America Latina. Credo che molti, attraverso le attività del centro, abbiano preso contatto e abbiano conosciuto un nuovo contesto artistico, che fino ad allora non conoscevano. Non credo che questo sia formare "un gusto", ma sicuramente vuol dire suscitare interesse verso nuove forme di creazione.

ALESSANDRA CIGALA: In effetti, oltre a intrattenere relazioni con i maggiori centri europei che si occupano di arte e nuove tecnologie, siete molto legati al mondo latino-americano. Si tratta di una tradizione culturale spagnola, oppure è una vostra peculiarità?

CLAUDIA GIANNETTI: Le relazioni ispano-americane, sebbene si possa scorgere uno sforzo politico di avvicinamento, nel contesto dell'arte contemporanea e, specialmente, dell'arte mediatica, lasciano molto a desiderare. Abbiamo posto sempre molto interesse e grandi sforzi nel cercare di generare un vero interscambio. Non crediamo in assoluto alle strategie di "esportazione" della cultura. Abbiamo molto da imparare dai paesi latino-americani, da quelli dove esiste una produzione artistica e teorica consistente. Pertanto, cerchiamo un dialogo, che significa ricevere e offrire. I risultati sono stati, finora, particolarmente positivi.

ALESSANDRA CIGALA: Sono molti i progetti sostenuti dal MECAD legati al web: produzione di net-art, una rivista on-line, seminari a libero accesso on-line. Guardate alla rete come a una grande opportunità. Puoi parlarcene?

CLAUDIA GIANNETTI: La rete non è solo un'opportunità, ma una realtà ineludibile. Un nuovo spazio, che supera le barriere spazio-temporali. Per fare un esempio. Se organizziamo un corso, possiamo avere 50-80 studenti fisicamente presenti, sia per una questione di spazio che per difficoltà di dislocamento, come di disponibilità del professore. Nei corsi on-line che stiamo offrendo su Media_Art_Perspectivas (www.mecad.org/unesco.htm), un progetto sviluppato insieme con l'UNESCO, contiamo già più di 1.800 iscritti da tutte le parti del mondo, Lo stesso possiamo dire delle mostre virtuali o della pubblicazione on-line: le possibilità di arrivare a un ampio pubblico sono davvero uniche.

ALESSANDRA CIGALA: Gli artisti in residenza presso il MECAD possono fare ricerca e ottenere anche un aiuto alla produzione dei loro progetti? Come funziona, se esiste, tale finanziamento produttivo?

CLAUDIA GIANNETTI: MECAD dispone di uno spazio per la ricerca e la produzione, il cui obiettivo principale è sviluppare progetti concreti a partire da concezioni proprie o da proposte presentate da altri creatori, ai quali il MECAD presta il suo appoggio attraverso il programma di borse di studio. Questo programma comprende borse per la collaborazione e la ricerca, borse di sostegno alla produzione e alla formazione, e borse per fare pratica presso altre istituzioni con le quali abbiamo stretto accordi, come per esempio lo ZKM di Karlsruhe, la Media Art Academy di Colonia e la University of Aplied Sciences FH Joanneum di Graz, in Austria. Le borse di studio vengono concesse annualmente e i bandi di concorso sono resi pubblici attraverso il nostro sito web.

Barcellona 15 Novembre 2004