La Critica

Tecniche esistenziali

di Patrizia Ferri
 

Etimologicamente il termine tecnologia significa «discorso sistematico su un'arte (techne)»: l'arte come sinonimo di tecnica è un concetto che sembrerebbe dominare di fatto la nostra società in tutti i suoi aspetti diciamo più o meno sistematici, dalla politica all'etica, all'economia. Ma se tutto è un'arte, l'arte (intendendo più che la sua veste oggettuale, l'essenza sostanziale, l'anima della forma espressiva), dov'è?

Nella crescita di importanza del contesto si possono ravvisare i segni di una sparizione o anche diffusione dell'arte, preannunciata da una linea dell'avanguardia storica e dal pensiero hegheliano, interpretata  da  Argan  più che come  morte, in quanto  cambiamento  relativo al sociale che, dalla rivoluzione industriale in poi, si determina  a seguito  di contaminazioni e  innovazioni nelle tecniche  e  in  metodologie operative eticamente corrette.

L'avvento delle nuove tecnologie presenta aspetti complessi che si estendono nei vari campi speculativi, operativi  nonché esistenziali, collettivi e individuali, psicologici e fattuali dell'umano in senso ampio in cui rientra naturalmente anche l'arte e il suo sistema, in vista di una riconfigurazione a fronte, prima di tutto, di un'identità nuova, disseminata  e proteiforme da vagliarsi mediante un approccio sinestetico e polisensoriale, fuori dai netti confini tra discipline, il cui riconoscimento inoltre  riempirebbe il vuoto che tutti lamentiamo tra competenze e contenuti.

È proprio la contestualizzazione dell'arte, cioè l'interazione con i vari mondi  con cui rapportandosi "vive" un processo che è emblematicamente  rappresentato dall'opera multimediale e tecnologica. «Nella crescita di importanza del contesto» scrive P.L.Capucci, ci sono in nuce tutti i presupposti della cosiddetta morte dell'arte,  intendendo evidentemente un'idea di arte secondo i canoni tradizionali, quella che ad esempio Baudelaire vedeva minacciata dall'avvento della fotografia, e che certa  critica vede oggi sotto la spada di Damocle della  vocazione sociale e comunicativa, della dimensione  processuale, dell'ampiezza di approccio delle nuove tecnologie  nella loro potenzialità creativa, dove la contestualizzazione limita anche progressivamente l'importanza oggettuale dell'opera.

La tendenza a darsi come evento e processo, tipica dell'opera tecnologica, trasferendosi  spesso in un codice riproducibile, in un assunto tendente alla smaterializzazione che vive  grazie a una logica di continua trasformabilità  rispetto all'ambiente, è in realtà una forma espressiva dilatata ed estremamente  fluida, densa di interfacce  che convivono  dietro una porta piuttosto invitante e familiare, che cela un intreccio di piani e significati  che, in quanto tale, rappresenta una opportunità e una sfida verso il cambiamento, nella possibilità inoltre di riconfigurare un sistema nelle sue modalità e nei contenuti che dovrebbe accettare il rischio di rimettersi totalmente in gioco.

L'ipotesi di un'arte contestuale che, attraverso una sua sostanziale immaterialità occupa anche spazi diversi di fruizione, estendendo così i propri confini fino a mimetizzarsi o a inglobare il reale stesso, risale ai futuristi e a Duchamp, vivendo il suo clou nelle  ipotesi concettuali e comportamentali degli anni '60 e '70 elaborate  anche in ambito filmografico e performativo sonoro e musicale: l'intermedialità  e la sintesi delle arti, infatti è stata una delle più energiche  spinte della prima e della seconda avanguardia per un'estetica  della comunicazione transculturale e transdisciplinare.

Una smaterializzazione come luogo della funzione polisensoriale e della fruizione attiva e sinergica, che dall'utopia novecentesca  dell'opera d'arte totale, arriva in più punti a coincidere  con la realtà  virtuale e con altre ipotesi di sperimentazione artistica come la Web art, l'High technology  art, Technoscience art, e altre opere aperte, immaginate già da un grande teorico  della "leggerezza" come Valery: «Come l'acqua, il gas o la corrente  elettrica entrano grazie ad uno sforzo quasi nullo, provenienti da lontano, nelle nostre abitazioni per rispondere ai nostri bisogni, così saremo approvvigionati di immagini e di sequenze di suoni che si manifestano a un piccolo gesto, quasi un segno, e poi subito ci lasciano».

Un sogno ad occhi aperti che oggi è realizzabile attraverso  gli scenari  immaginifici e riflettenti  delle nuove  tecnologie che proprio grazie a quella dimensione fluida e ambientale  in cui lo spettatore è un soggetto che si misura con un nuovo mondo aurorale  da vedere, ascoltare, esperire  con  curiosità, discernimento e passione, creano un modello di universo  irrorato da continui scambi fra reale e virtuale, naturale e artificiale, senza più dicotomie, per cui l'opera diventa espressione  dell'arte allo stato puro, in una sorta di teatro  della  visione, come ci indicano alcuni esempi di videoistallazione fino ad arrivare  alle esperienze  più radicali sperimentate con eclettismo linguistico e mediante un uso libero di tecnologie  e  tecniche  digitali  che invadono la quarta  dimensione, lo spazio e il tempo di Internet e della comunicazione telematica in continua crescita ed evoluzione, usata dagli  autori in senso alternativo, grazie anche ad una sua versatilità.

Sono esperienze che, se giocate sul piano autentico dei contenuti, coniugano e sviluppano una sinergia tra tecnica, teoria, etica, conoscenza  ed esperienza, innescando una  dialettica  tra campi del sapere e discipline operative per un tipo di progettualità che nasce  da un presente proiettato verso un futuro che già si sta aprendo sotto i nostri occhi,  dove i "confini" sono passaggi mobili tra culture, poetiche, etnie, identità che fanno intravedere il possibile domani dell'esperienza estetica in eventi estesi che  restituiscano consapevolezza critica e inducano tutti all'utilizzo della propria personale  creatività.

Purtuttavia le tecniche tradizionali non vengono affatto soppiantate, quantomeno fino a oggi, dal digitale, lo schermo catodico non ha sostituito la tela, come invece  auspicava Nam June Paik, ma è interessante notare come la tecnologia digitale determinando una profonda influenza sull'orientamento  delle  correnti  artistiche,  favorisca  anche una serie di spostamenti della pittura stessa, che a sua volta nutre molte esperienze che  hanno a che fare con le nuove tecnologie sottratte, ovviamente, dal contesto tecnocratico e massificante.

Questo avviene grazie a un rapporto strutturale classico  che sussiste in genere tra due sistemi, che può definirsi come una sorta di coevoluzione, una dialettica di trasformazione reciproca, presente  anche  negli stadi dell'esistenza, fautore di varie convergenze e contaminazioni di generi  espressivi coinvolti in uno sviluppo comune. Negli attuali  fenomeni di ibridazione linguistica l'immagine si apre verso esiti inediti, contaminata o fusa con un'altra, secondo un procedimento che, procedendo  dall'interno interviene in un certo senso sul codice genetico dell'istanza visuale, come avviene nella pittura digitale e, per un altro verso, nella pittura tecnologica.

La tecnica riassume qui tutta l'emblematicità del processo costitutivo dell'immagine, iconica  o aniconica che sia, consustanziale al mezzo o ai mezzi con cui viene espressa, che apre nuovi territori del visivo e dell'immaginario.

Il fenomeno dell'ibridazione linguistica, che si avvale di una dinamica produttiva tra universo  artistico e universo della comunicazione, conferma  come  attualmente  la ricerca artistica e le sue tecniche  espressive  possano essere un qualcosa di estremamente  articolato e duttile, sul tema di una nuova, appassionante funzione dell'arte, che sulla scorta degli impulsi del secolo scorso possa nel nuovo  millennio trasformare la realtà  assecondando pulsioni vitali e positive, in una rinnovata capacità di consapevolezza come  potere di trasformazione  dell'individuo.

Oltre il fatto che l'arte, di qualunque mezzo si serva, incarna la creazione, la riflessione e la coscienza, quando la verità  dell'opera si fa evento globale, in grado di estendere la propria valenza a scala planetaria,  si riappropria  anche  di un sostanziale  slancio  mitico, come  nel caso delle ipotesi di Roy Ascott, uno dei protagonisti più radicali  della Web art, e delle azioni a base oggettuale, come «Le socle du monde», che fiancheggiavano la ricerca  estrema sulla pittura di Piero Manzoni. Uno che sull'arte aveva puntato tutta la propria vita.

 

Roma, Marzo 2000


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