La Critica

Intervista a Francesca Gallo
coordinatrice del Centro Video Arte del Palazzo dei Diamanti di Ferrara

di Maria Grazia Cavessago

 

Giornata afosa. Entro nel Palazzo dei Diamanti e subito mi ospita un clima più mite. Mi sento protetta da queste alte mura, dall'ombra dei secoli, da odori antichi. L'appuntamento è con Francesca Gallo, "curatore interno" della mostra L'arte elettronica. Metamorfosi e metafore. Sono accolta da cordialità, disponibilità ed entusiasmo. E' il primo messaggio che ricevo. Una piacevole sensazione che mi accompagnerà in tutta questa mia cronistoria della nascita di questo importante Centro dedicato all'arte elettronica.

D. Quando è nato il Centro Video Arte di Palazzo dei Diamanti?

R. Il Centro è stato fondato nel 1972 da Lola Bonora, che lo ha diretto fino al 1994, con la collaborazione di Carlo Ansaloni come assistente di direzione e di Giovanni Grandi, tecnico audiovisivo che ancora lavora presso le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.

D. Perché è nato e si è sviluppato negli anni questo impegno costante nel settore della Video Arte e dell'Arte elettronica?

R. Negli anni '70 e '80 il Centro Video Arte è stata una struttura pionieristica nel panorama culturale italiano, proprio perché ha sostenuto e promosso non solo la conoscenza di questo linguaggio artistico in Italia, ma soprattutto per il suo impegno militante a fianco di sperimentatori che grazie a quel supporto (non solo logistico ma anche professionale e critico) hanno potuto produrre videotape e videoinstallazioni anche nel nostro paese, senza dover aspettare le borse di studio giapponesi o americane. Oggi sarebbe difficile riproporre qualcosa di simile, il sistema dell’arte è profondamente cambiato e le istituzioni culturali si riconoscono in un ruolo diverso caratterizzato nel senso della promozione e dell’approfondimento di quanto già consolidato, meno militante insomma.

A Ferrara allora si era aperta una strada che più tardi altri hanno percorso in modi anche molto diversi, basti pensare alla Galleria d’Arte Moderna di Torino o a quella di Roma, al Museo Luigi Pecci di Prato, alle Papesse a Siena, alla mediateca del Medialogo promossa dalla provincia di Milano e dalla Regione Lombardia, credo a tutt’oggi l’archivio più completo e aggiornato in Italia.

D. Come mai c’è stata un’interruzione dell’attività del Centro nel ‘94?

R. Andata in pensione Lola Bonora, la direzione delle Gallerie e l’Amministrazione comunale hanno preferito prendersi una pausa di riflessione. Il panorama culturale era molto cambiato e l’attività del Centro si era negli anni trasformata: da un luogo di produzione video aperto ad un gran numero di artisti che lavoravano per lo più nell’Italia centro-settentrionale, l’attenzione dell’istituzione si era concentrata soprattutto sulle installazioni di Fabrizio Plessi (uno degli artisti italiani internazionalmente più noti, certo anche grazie a quel sostegno) di cui l’équipe del Centro realizzava le mostre e seguiva i cataloghi. Già allora dovette sembrare una scelta di campo forse un po’ troppo netta da parte di una struttura pubblica.

Contemporaneamente alla metà degli anni ’90 Palazzo dei Diamanti era impegnato a trovare un nuovo spazio come sede espositiva prestigiosa, internazionalmente nota e capace di ospitare rassegne-evento, secondo le mode culturali del momento, e la videoarte non rispondendo a queste esigenze, non poteva trovare spazio in quel programma, cosa che invece accade oggi quando una mostra come L’arte elettronica si inserisce bene nel calendario di rassegne più classiche e rivolte ad un pubblico più ampio, come significativa apertura verso l’avanguardia artistica.

Nel 1999 la nuova amministrazione, soprattutto nella figura dell’assessore alla cultura, Alberto Ronchi — che da buon ferrarese aveva sempre seguito l’attività del Centro Video Arte — si è fatto interprete di una domanda diffusa in città, che sollecitava l’impegno di una delle maggiori istituzioni culturali cittadine in un settore che aveva rappresentato tanto per Ferrara. Così il Dirigente del Settore Attività Culturali del Comune di Ferrara, Andrea Buzzoni, e il Direttore delle Gallerie, Angelo Andreotti, hanno trovato la strada per riprendere il lavoro in questo senso.

D. Chi, in seno alle Gallerie, si occupa specificatamente della videoarte?

R. Il progetto scientifico è di Silvia Bordini, docente di arte contemporanea all'Università La Sapienza di Roma e curatrice delle mostre che finora abbiamo realizzato; su Giovanni Grandi pesa tutto l’onere della realizzazione tecnica delle mostre, mentre a me compete il coordinamento. Ovviamente però tutti gli uffici, in tempi diversi, si occupano di questo: da quello amministrativo all’ufficio prestiti, dal reparto editoriale, all’ufficio stampa, agli allestitori e trasportatori.

D. Nello specifico Lei che ruolo svolge?

R. I compiti del curatore interno sono di varia natura: dalla collaborazione alla cura, ai rapporti con i prestatori, alla supervisione sul catalogo e sul lavoro di tutti gli uffici. Una volta inaugurata, poi, la mostra va "nutrita" per così dire cioè promossa in modi diversi, dal rapporto con la stampa a quello con il pubblico. In quest’ultimo caso ad esempio l’impegno sul fronte della didattica rivolta alle scuole è stato imponente (non tanto per la mostra estiva ma per quella dell’autunno scorso) alcuni licei ferraresi ci hanno chiesto incontri mirati sia durante le visite alla mostra, sia preliminarmente a scuola.

Non dobbiamo sottovalutare infatti che le arti elettroniche sono, dal punto di vista espressivo e formale, spesso contigue alla comunicazione che pervade la nostra percezione quotidiana: mi riferisco ai vari tipi di televisione, al cinema, alla musica, al teatro, alla realtà virtuale e al web, sebbene i contenuti siano chiaramente diversi. Ma questa apparente continuità rende più facile al pubblico giovanile l’approccio con opere d’arte che magari inibiscono il visitatore più abituale. Anche per questo credo che gli insegnanti sentano il dovere di far conoscere agli studenti espressioni artistiche che alle volte possono essere uno stimolo per riflettere sul linguaggio dei media e aiutare a decodificarlo.

D. Per i finanziamenti siete autonomi?

R. Non siamo ancora istituzione culturale e quindi non abbiamo autonomia amministrativa: tutti i fondi provengono dal bilancio comunale, con non poche lungaggini gestionali e una certa rigidità che spesso ci penalizza sul piano operativo rispetto alle istituzioni straniere o a quelle private. Tuttavia visto l’importanza riconosciuta alla videoarte da parte dell’amministrazione l’impegno è sempre stato consistente mettendoci in grado di realizzare gli obbiettivi che ci eravamo prefissi, anche se certo non possiamo competere con quanti sono sostenuti dalla Sony o dagli sponsor delle telecomunicazioni. Anche questo aspetto economico rende oggi improponibile pensare di riprendere l’attività di produzione di videotape o installazioni — che ha caratterizzato il Centro Video Arte per tanto tempo - visto che l’obsolescenza della tecnologia richiederebbe investimenti continui e troppo onerosi per il bilancio comunale.

D. Una domanda sorge spontanea: il cittadino ferrarese e il turista vedono sicuramente "il prodotto finito", ma cosa c'è dietro a tutto questo, quale lavoro organizzativo è necessario per allestire una rassegna di questa importanza e qualità?

R. Gran parte del lavoro precede l’inaugurazione della mostra e ad anche per questo è difficilmente immaginabile dai non addetti ai lavori. A L'arte elettronica. Metamorfosi e metafore abbiamo iniziato a lavorare più di un anno fa, poiché le richieste dei prestiti ai musei stranieri hanno tempi lunghi (sia nella loro fase che potremmo definire "politica", sia in quella più "tecnica" legata al movimento delle opere da un paese all’altro, secondo procedure particolari).

Problemi diversi, ma non per questo meno complessi, si presentano quando l’artista è anche prestatore: in tal caso ci competono anche tutte le questioni legate alle tecnologie, visto che raramente l'artista possiede i mezzi necessari ad installare l’opera.

D. Quindi non vi avvalete di architetti, tecnici esterni, o ditte specializzate?

R. Finora non abbiamo fatto ricorso a figure professionali esterne perché non ce ne è stato bisogno, ma nulla esclude che in futuro la tipologia delle opere o delle mostre richieda l’ausilio di tecnici specializzati. Va comunque ricordato che, almeno sul fronte dell’allestimento, una sede come Palazzo dei Diamanti — edifico storico e con ambienti dalle dimensioni ridotte rispetto agli standard di molta arte contemporanea che predilige dimensioni monumentali — presenta una serie di vincoli che ci hanno portato a prediligere soluzioni allestitive "semplici" (se così si può dire) e opere d’arte non particolarmente "invasive".

D. Se permette questa mia osservazione forse un po' indiscreta, direi che oltre alla professionalità ciascuno di voi, da quello che posso capire, è spinto e motivato anche dal proprio entusiasmo...

R. L’osservazione è molto pertinente sia perché sul versante "tecnico-propfessionale" in Italia sembra ancora mancare un knowhow consolidato e diffuso per l’allestimento, la fruizione e la conservazione dell’arte contemporanea più sperimentale, quindi molti di noi hanno acquisito sul campo le competenze necessarie spesso anche attingendo oltre lo specifico delle arti figurative, dal teatro, dal cinema e così via.

Inoltre per qualsiasi struttura piccola, e quindi anche per le Gallerie di Ferrara, che non disponga di mezzi illimitati, le risorse umane sono il punto di forza (cioè la loro capacità di far fronte alla novità e all’imprevisto che nel campo artistico è fisiologicamente all’ordine del giorno!).

D. Cosa dobbiamo aspettarci quindi da questa équipe per il prossimo futuro del Centro Video Arte di Ferrara? Quali sono gli obiettivi?

R. Oltre all’attività espositiva, il progetto prevede la costituzione di un archivio audiovisivo, incrementando il fondo accumulato nella ventennale attività del Centro. Nella politica delle acquisizioni intendiamo prediligere autori storici ormai consolidati, senza tuttavia dimenticare i giovani sperimentatori italiani.

Accanto all'archivio audiovisivo, stiamo lavorando anche per un "polo bibliotecario": la biblioteca delle Gallerie è specializzata nel settore storico-artistico, ma da qualche tempo abbiamo avviato gli acquisti e gli scambi per quel che riguarda cataloghi e libri sul settore dei nuovi media. Nel nostro paese non è facilissimo reperire materiale su cui approfondire questi temi e quindi una struttura aperta al pubblico potrebbe colmare tale lacuna: anche questa è una delle funzioni di un Centro Studi sulle Arti Elettroniche. Ovviamente è un obbiettivo il cui raggiungimento deve essere pensato a medio termine e solo fra qualche anno potremmo vedere i primi risultati tangibili!

Infine, come per il resto dell’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti, anche per la videoarte stiamo dando vita ad una rete di collaborazioni con i musei stranieri: questa mostra ha visto l’autorevole partecipazione del Zentrum fur Kunst und Medientecnologie (ZKM) di Karlsruhe in Germania, unico museo europeo specializzato sulle nuove tecnologie e dalle cui collezioni provengono alcuni dei lavori storici attualmente esposti. Altre realtà interessanti ci sono in Francia (penso soprattutto alla rete dei Fonds Regional pour l’art contemporaine) e in Spagna.

Ma anche nel settore espositivo ancora molto resta da fare, visto che in Italia molti dei grandi artisti di questo linguaggio non hanno ancora avuto una mostra retrospettiva o antologica. Su questo punto è proprio la fama che Palazzo dei Diamanti si è costruita nei confronti del grande pubblico a spingerci ambiziosamente a portare quello stesso pubblico anche alle mostre più specialistiche e di nicchia.

D. Avete un vostro "sito" in Internet?

R. Purtroppo dobbiamo ancora muoverci in questo senso. Attualmente esiste solo una pagina informativa sulla programmazione delle Gallerie all’interno del sito del Comune di Ferrara. Per l'anno prossimo, però, l'idea è proprio quella di indagare l'arte in rete, e l’uso di internet da parte degli artisti, e quale occasione migliore per dar vita ad un sito su questi temi!

Termina qui questa breve intervista con Francesca Gallo. Abbiamo voluto portare a conoscenza alcuni aspetti del mondo delle arti elettroniche, che spesso rimangono tra le righe. Per una città come Ferrara, piccola sì, ma alacremente attiva in questo senso, è particolarmente significativo lo sforzo compiuto dal Centro Video Arte inerente alla mostra in corso a Palazzo dei Diamanti: "L'arte elettronica. Metamorfosi e metafore". Merito, dunque, di quel lavoro "dietro le quinte" del quale perlopiù i media non si occupano mai, comprese le riviste specificamente dedicate all'arte contemporanea. Vorrei aggiungere una nota di merito che altro non è se non l'impressione iniziale che ho ricevuto e che si è ulteriormente precisata e rafforzata nel corso dell'intervista. Risulta a mio avviso evidente, come presupposto necessario della buona riuscita di questa mostra, l'entusiasmo che tutti gli operatori e collaboratori esternano e trasmettono nel perseguire un medesimo obiettivo qualitativo. Il motore è qui insomma costituito da questo agile gruppo di persone capace di portare avanti un progetto culturale all'insegna della qualità delle proposte espositive, nonché del servizio offerto sia al vasto pubblico, sia a quegli studiosi interessati specificamente ai rapporti tra arte e nuovi media. La collaborazione stretta, l'entusiasmo ed il fardello di esperienza di questo nucleo operativo consentono di dar corpo ad una istituzione in grado di collaborare a pieno titolo con grandi musei nazionali ed internazionali, ottenendo esiti rilevanti e prestigiosi per la città stessa, all'altezza forse del ruolo che essa ha già avuto in passato nella storia delle arti.

Ferrara 25 luglio 2001